L’aprassia, è un disturbo neuropsicologico direttamente correlato a deficit di movimento, vi è l’impossibilità o la difficoltà di coordinare i gesti, nonostante la capacità motoria del paziente rimanga illesa, conseguente, generalmente, a traumi cerebrali. La maggior parte dei pazienti aprassici non è consapevole del proprio deficit, è normo-intelligente, non è disabile, e sia la volontà che la capacità motoria rimangono inalterate.
Classificazione
In primis, l’aprassia si distingue in base alle aree colpite: aprassia degli arti (ideomotoria ed ideativa), orale (costruttiva e bucco-facciale) e del tronco.
Aprassia ideomotoria: tipica conseguenza di lesioni cerebrali dell’emisfero sinistro (in particolare: trauma del corpo calloso, danno a carico del lobo parietale, lesione frontale della regione laterale pre-motoria). L’aprassia ideomotoria nega al soggetto la possibilità di eseguire un movimento volontario, pur progettandolo mentalmente in maniera corretta.
Aprassia ideatoria (o ideativa): il soggetto affetto non è in grado di eseguire i movimenti nella giusta successione temporale. Tipica patologia conseguente a lesioni nella corteccia premotoria e nella corteccia secondaria parietale.
Aprassia costruttiva: il paziente aprassico non è in grado di riprodurre configurazioni bi/tridimensionali, sia su imitazione, sia a memoria. Il più delle volte, l’aprassia costruttiva è conseguenza di lesioni cerebrali a carico dell’emisfero destro o sinistro.
Aprassia bucco-facciale: il paziente affetto non è in grado di eseguire movimenti indicativi con bocca, faringe o muscoli del collo, anche sotto stimolo imitatorio. Questo tipo di aprassia è correlato a traumi dell’emisfero sinistro, della regione prerolandica e postrolandica.
Aprassia del tronco: consiste nell’incapacità del paziente di coordinare i movimenti del tronco e di eseguirli correttamente per uno scopo (per esempio, il malato non è in grado di sedersi o alzarsi da una sedia).
Tra le altre tipologie di aprassia, si ricordano:
Aprassia verbale: Disturbo della produzione dei fonemi (unità sonore di base del linguaggio parlato) per anomalie nell’iniziazione, coordinazione o nella sequenzialità dei movimenti muscolari.
L’aprassia verbale dell’anziano in genere è provocata da un danno cerebrale (p. es., come consequenza di ictus, di trauma cranico o di intervento chirurgico). I pazienti affetti da aprassia verbale sono in grado di muovere i muscoli coinvolti nel parlare, ma hanno difficoltà nell’esprimersi per un minor controllo volontario di tali muscoli.
Sembra che il paziente abbia dimenticato come produrre i suoni del linguaggio. Sono caratteristici dell’aprassia verbale gli errori fonemici e i movimenti di prova dei muscoli articolari. La prosodia può presentare delle anomalie anche quando sono lievi l’ipostenia, il rallentamento o la ridotta coordinazione nei riflessi e nella risposta automatica.
L’aprassia verbale si presenta spesso insieme all’afasia (Vedi: “AFASIA”).
L’aprassia verbale va differenziata dalla disartria e dall’aprassia bucco-facciale non verbale. L’afasia di Broca consiste nella perdita della memoria dello schema motorio necessario per il linguaggio, senza compromissioni del movimento muscolare. Pertanto, l’aprassia verbale è essenzialmente l’afasia di Broca.
La riabilitazione per i pazienti affetti da aprassia verbale che hanno anche un’afasia del versante espressivo (Vedi: “AFASIA”) comprende la terapia di intonazione melodica (uso di schemi melodici naturali nelle frasi comuni per aiutare il linguaggio).
Aprassia motoria: i gesti significativi del paziente sono disorganizzati, i movimenti risultano poco spontanei e molto sforzati. In genere coinvolgono la metà del corpo interessata dall’area cerebrale colpita.
Aprassia acrocinetica: il paziente gesticola in modo goffo e bizzarro, quasi cristallizzato; inoltre, i movimenti, sempre disorganizzati, sono privi di coordinazione spontanea.
Aprassia infantile è un disordine del linguaggio motorio . I bambini hanno problemi nella produzione dei suoni, sillabe e parole.
Il cervello ha problemi di pianificazione per spostare le parti del corpo (ad esempio, labbra, mascella, lingua) necessari per l’articolazione della voce.
Il bambino sa quello che vuole dire, ma il suo cervello ha difficoltà a coordinare i movimenti muscolari necessari per pronunciare quelle parole.
E ‘importante che il bambino effettui quanto prima una visita specialistica Foniatrica ed una Valutazione logopedica funzionale effettuata da un logopedista, che ha conoscenza delle caratteristiche fondamentali dello sviluppo del linguaggio per escludere altre cause di problemi dello stesso.
Un audiologo dovrebbero effettuare una valutazione dell’udito per escludere la perdita dell’udito come una possibile causa delle difficoltà di linguaggio del bambino.
Il foniatra effettua la diagnosi clinica. Il logopedista svolge la valutazione funzionale, prestando particolare attenzione alle competenze motorie del distretto linguo bucco facciale, l’aspetto prosodico del linguaggio, le competenze articolatorie dei vari foni e lo sviluppo del linguaggio.
Il logopedista è in grado di accertare la presenza di disartria ed escludere altri disturbi del linguaggio (disordine fonetico fonologico puro), per effettuare una valutazione corretta bisogna raccogliere un campione del discorso del bambino in varie circostanze, eloquio spontaneo, ripetizione di parole e frasi, lettura e spiegazione, livello narrativo.
La valutazione prevede:
- controllo del tono muscolare delle labbra, mascella e lingua
- osservare quanto riesce a coordinare il movimento della bocca (per esempio, muovere la lingua da un lato all’altro, sorridere, accigliare, arricciare le labbra)
- valutare il coordinamento nelle sequenze di movimenti muscolari per il parlato
- esaminando le abilità motorie prassiche e simboliche (per esempio, a leccare un lecca-lecca realmente \ facendo finta di leccare un lecca-lecca)
La valutazione della prosodia del linguaggio prevede:
- ascoltare il bambino per assicurarsi che è in grado di comporre opportunamente sillabe in parole e parole in frasi
- determinare se il bambino sa utilizzare tono
Valutare la pronuncia dei suoni nelle parole:
- Valutare sia vocali che suoni consonantici
- Se il bambino dice singoli suoni e combinazioni di suoni (sillabe, parole e parole complesse)
- Determinare quanto gli altri comprendano il suo linguaggio
La ricerca dimostra che i bambini con aprassia hanno più successo quando ricevono un trattamento frequente (3-5 volte a settimana) e intensivo.
I bambini che effettuano una terapia individuale tendono a fare meglio rispetto ai bambini che svolgono la terapia in gruppo; quando si evidenziano i primi miglioramenti, la terapia può essere svolta con una frequenza minore (due sedute settimanali), in queste circostanze la terapia di gruppo può essere una soluzione migliore.
Esercitarsi anche in casa è importante; la famiglia deve investite nel compito di aiutare i bambini nel loro percorso e permettere al bambino di utilizzare le nuove strategie apprese in terapia al di fuori del setting di trattamento, ciò consente di assicurare un progresso ottimale.
I genitori devono capire che il trattamento di per l’aprassia richiede tempo ed impegno. I bambini hanno bisogno di un ambiente di sostegno che li aiuti a sentirsi motivati.
Diagnosi
La diagnosi si basa essenzialmente su esami cognitivi, utili per la valutazione del grado di severità della malattia. In genere, il medico chiede verbalmente al paziente di svolgere alcune azioni (es. fischiare, muovere le labbra, alzare la mano, ecc), dimostrazione dell’utilizzo degli oggetti: questi oggetti, comunemente utilizzati nella vita quotidiana (es. forchetta, tovagliolo ecc.
La gravità della lesione cerebrale viene diagnosticata tramite risonanza magnetica e tomografia computerizzata.
Terapie
I fisioterapisti , i terapisti occupazionali, insieme ai logopedisti, rappresentano le figure di riferimento per i pazienti affetti da aprassia. Le terapie si basano essenzialmente sulla riabilitazione del soggetto aprassico: si parla di approccio sostitutivo e restituivo.
Ad ogni modo, una terapia farmacologica specifica ed esclusiva, mirata alla risoluzione definitiva dei sintomi aprassici, non è stata ancora individuata.
In caso di severità, la prognosi dell’aprassia è sfavorevole: evidenze cliniche dimostrano che molti sintomi aprassici peggiorano man mano che il paziente avanza con l’età.
Dott.ssa Logopedista Claudia Antognozzi